lunedì 10 dicembre 2012

10/12/2012


Maria non ha avuto paura di Dio: dopo il primo attimo di turbamento dinanzi a un così insolito messaggero, essa parla con confidenza, con semplicità.
Dio e la donna sono qui gli attori, in qualche modo alla pari, di un dramma che ha la storia come sfondo e la croce come esito finale.
E' la donna, dunque, che si fa "profezia" del modo nuovo d'essere dell'umanità davanti a Dio: non più nel terrore, che segnava gli incontri dell'Antico Testamento con Jahvè, ma nell'abbandono umile sì, ma libero e confidente.
Dio non è per Maria il "terribile", l'inattingibile, bensì il Figlio che germoglia nel suo seno: la sua maternità è riscatto per tutte le maternità oppresse, incomprese, calpestate, irrise, insultate, che nel corso dei secoli hanno segnato il destino di tante donne senza nome.
GIANNA CAMPANINI

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